Lezioni dalla pandemia: 5 falsi miti sull’istruzione online

Daniel Barlow
L'esperienza pandemia ci ha dato la possibilità di scoprire nuove possibilità per l’apprendimento e lo studio: nuovi mezzi da sfruttare per raggiungere i nostri obiettivi

La lezione in classe è uno dei momenti più belli per chi ha passione per l’insegnamento: ‘connettere’ mentalmente con gli studenti è qualcosa di estremamente appagante, che da senso a tutto il tempo passato a pensare alla lezione e preparare i materiali. Altrettanto appagante è il conoscere gli studenti come persone, osservarne i pregi e i difetti, vedere i loro miglioramenti nella conoscenza nella materia, sia attraverso i risultati scritti, sia attraverso piccoli gesti ed espressioni.  
Per questi motivi sono sempre stato a favore dell’istruzione in presenza (e lo sono ancora) e tendevo a guardare con diffidenza le lezioni online, rese più diffuse di anno in anno dal progresso tecnologico. Per molto tempo infatti, ho sempre rifiutato i corsi online che mi venivano proposti.  
Nel 2020 però, non ho avuto scelta: con lo scoppio della pandemia, l’insegnamento si è dovuto spostare, per mesi e mesi, completamente online. Io lavoravo in un’azienda cinese che faceva corsi intensivi di inglese per Young Learners (studenti dai 3 ai 14 anni) e che offriva esclusivamente lezioni in presenza. Nella nuova realtà, io e il mio team avevamo il compito di adattare tutte le lezioni all’online, sperando di fornire un servizio di qualità che invogliasse gli studenti a continuare a studiare.  
Questo processo ha avuto successo e, dopo un periodo di adattamento iniziale, ora non solo ho cambiato prospettiva sull’insegnamento online, ma sono entusiasta quando mi viene proposto un corso di questo tipo. Con l’esperienza, mi sono reso conto che ci sono molti falsi miti su questo argomento che vanno smentiti.  
1) Le lezioni online rendono impossibile sviluppare rapporti personali con gli studenti.  
Quando le lezioni sono migrate online, ho incominciato ad insegnare ad un gruppo di studenti che non avevo mai avuto prima. Nei quattro mesi di lezioni online, sono riuscito a conoscere personalmente gli studenti, che mi hanno fatto ‘entrare’ nella loro vita. Uno studente di nome Max, per esempio, mi insegnava ogni volta nomi diversi di piatti cinesi e mi faceva salutare la sua sorellina Sophia che spesso partecipava con lui alla lezione. Sviluppare profonde relazioni a distanza è possibile, occorre solo essere più proattivi nel fare domande e nel coinvolgere gli studenti.  
2) Le lezioni online sono docente-centriche. 
La possibilità di accendere e spegnere microfono e telecamera sono una manna dal cielo per gli studenti pigri, che possono risultare presenti alla lezione anche se fisicamente stanno facendo un picnic al parco o stanno prendendo il sole in spiaggia, dando molto spesso all’insegnante la sensazione di parlare a sé stesso e non a un gruppo di persone.  
La soluzione a questo problema è di essere proattivi e di implementare regole ferree: gli studenti sono obbligati a tenere la telecamera accesa (a meno che abbiano una scusa valida) e il docente deve cercare di includere più attività in cui gli studenti possano partecipare e lavorare in gruppo o in coppia. Le breakout rooms di Zoom sono l’ideale per questo, gli studenti sono divisi in gruppi ed il docente può entrare ed uscire per controllare che il lavoro venga fatto.  
3) Gli strumenti didattici nell’online sono troppo limitati. 
Quando facciamo lezioni online non possiamo distribuire fotocopie ed avvalerci della lavagna fisica per meglio integrare la nostra didattica. Ci sono, però, dei validi sostituti: file word e pdf che possono essere condivisi con gli studenti a tempo istantaneo o addirittura prima della lezione, molte piattaforme di meeting online offrono una lavagna digitale dove scrivere e prendere appunti. L’online fornisce addirittura più opzioni per l’insegnamento, come test interattivi, video e audio, sondaggi, la possibilità di scrivere domande in chat, ‘buzzer’ buttons, ossia tasti che gli studenti devono schiacciare per rispondere per primi.  

4) L’istruzione online demotiva gli studenti. 
Se per istruzione online si intende il docente che parla ad una sfilza di finestre con audio e microfono chiusi, sono in pieno accordo.  
Se invece gli studenti vengono attivamente coinvolti nella lezione, allora l’online e ancora meglio per mantenere motivati gli studenti.  
Le scuse per non presenziare alla lezione vengono drasticamente limitate, il brutto tempo non è più un fattore, i mezzi pubblici inaffidabili neanche.  
Molti studenti devono poi viaggiare per lungo tempo per raggiungere la scuola o l’università che frequentano. Questo problema non sussiste più con l’online: una volta finita la lezione, si può riposare e ripassa tranquillamente per la prossima lezione.  
5) Con l’istruzione online, l’esperienza sociale della scuola viene completamente persa.  
Senz’altro conoscere le persone di persona e vivere l’esperienza didattica in classe è qualcosa di importante, soprattutto per studenti di giovane età, che hanno bisogno di interazioni personali per poter crescere e sviluppare la propria identità individuale. L’istruzione online, però, può essere un valido complemento alle interazioni faccia a faccia, in quanto ci permette di mantenere attiva la comunicazione con persone che sono distanti da noi e rendere questa comunicazione piu’ frequente. Da più di sei mesi infatti, riesco a fare lezioni online con il mio insegnate di cinese che vive a Pechino, ma anche ad essere io stesso l’insegnante di inglese a studenti che vivono in Italia, Cina, Spagna, Thailandia... 
In conclusione, l’esperienza della pandemia ha presentato molte difficoltà e ha fatto soffrire molte persone, ma allo stesso tempo ci ha dato la possibilità di scoprire nuove possibilità per l’apprendimento e lo studio: sta ora a noi impegnarci ed usare questi nuovi mezzi per raggiungere obiettivi sempre più grandi.  
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