Oltre il Full Costing: i pericoli di imputare i costi fissi al prodotto

Sep 13 / Cristina Mariani

Questa configurazione di costo origina da un’esigenza storica: consentire all’azienda di ottenere margini sufficienti a coprire i costi di struttura, ma rischia di portare a pericolosi errori di valutazione, se utilizzato come “unico” criterio di calcolo dei costi e quindi dei prezzi.

Quando un'azienda "spalma" i costi fissi (o buona parte di essi) sul prodotto usa un sistema, consolidato nella gran parte delle PMI italiane, che si chiama full costing o costo pieno.

In pratica si attribuiscono al prodotto non solo i costi sicuramente da esso generati (materie prime, imballi, trasporti...) ma anche i costi fissi aziendali (affitti, stipendi, a volte persino gli ammortamenti) con criteri di ripartizione molto variegati.

La pratica più comune è quella di utilizzare come criterio di ripartizione le ore di manodopera assorbite dal prodotto (a volte le ore macchine, le quantità prodotte l'anno prima, o il fatturato).

Di per sè, il metodo ha una sua logica di fondo: se ho 10 operai e un monte ore complessivo annuo di, mettiamo, 15.000 ore, ogni ora lavorata dovrebbe generare margine sufficiente per coprire tutti i costi generali dell'azienda (e anche un po' di utile). Quindi ad esempio anzichè calcolare il costo orario dell'operaio €18 euro (costo effettivo approssimativo di un operaio, compresi contributi, ferie, tfr, ecc.) si usa calcolare l'ora €27, o €33, o addirittura €80 (visto di recente in un'azienda di imballaggi: è un operaio o un neurochirurgo?).

Ma alcune insidie sono in agguato, ad esempio:

- i prodotti che assorbono più manodopera sono penalizzati rispetto a quelli fabbricati  con le macchine. Costano di più (apparentemente) e dunque si vendono meno. Ma non sempre la differenza di prezzo corrisponde a una differenza di valore.

-i €27 ( o €33) sono una cifra totalmente arbitraria, a volte ce la si trascina dietro da anni e non si ricorda neanche più come la si è calcolata. Attenzione, in contabilità, a tutto ciò la cui origine è incerta...molto probabilmente è sbagliata. Come rimediare? Provare a calcolare quanto costerebbe l'ora spalmando i costi fissi di oggi, effettivi, non quelli di 10 anni fa. Vediamo cosa cambia.

- paradosso n.1. Visto in un'azienda meccanica di Varese. L'azienda si è spostata da Varese a un paese della provincia. Riduzione di costo di affitto, riduzione del costo "ipotetico" dell'ora da €29 a €27, abbassamento dei prezzi. Ma perchè? il prodotto è lo stesso, e si finisce per regalare valore al cliente (il quale ringrazia, ma non per questo è più contento).

- paradosso n.2. Nella valutazione tra produrre in Italia o importare dall'estero, si paragonano due quantità non omogenee. Infatti nel primo caso, il prodotto è caricato di costi fissi che continuano anche nel caso di importazione. Faccio un esempio concreto. Un connettore elettrico, con il full costing, "costa" all'azienda 0,90 perchè ha caricata una quota di costi fissi di 0,30. Quindi sembrerebbe che il prodotto rumeno a 0,58 sia un affarone. Ma se si paragona valori omogenei (senza i costi fissi spalmati), il prodotto italiano costa 0,60, quello rumeno 0,58. Dov'è tutta la convenienza? Consideriamo che nel caso dell'import c'è il rischio commerciale (il rumeno non consegna) e quello di qualità (il prodotto può essere non conforme). Sia in caso di produzione, sia in caso di import, i costi fissi continuano ad esserci (l'affitto lo devo sempre pagare).

- paradosso n.3. Visto in un'azienda bergamasca di prodotti elettrici che spalma i costi fissi sulle quantità prodotte. L'anno scorso ha prodotto un certo n. di pezzi, dunque risulta un plus di €3 di costi fissi sul prodotto. Quest'anno ha prodotto di meno, i costi fissi sono sempre gli stessi, dunque risulta €5 di costi fissi sul prodotto. Si innesca la spirale, meno si produce, più si alzano i prezzi, meno si vende, e così via.

Attenzione, attenzione alle insidie del full costing. Ma perchè faccio così fatica a farlo capire alle aziende? Alla fine, per fortuna ci riesco, e gli imprenditori capiscono che il "nuovo" sistema (direct costing) è più preciso e si prendono delle decisioni più mirate. Ma che fatica. Il problema è che manca la cultura gestionale di base, e i commercialisti spesso sono solo fiscalisti e non supportano le aziende in tema di controllo di gestione (se pur semplice come questo).

La base del pricing è il calcolo dei costi. Se manca la cultura, manca l'efficacia del pricing.

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